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La legge Oppia: commedia togata in tre atti -  Anton Giulio Barrili

La legge Oppia: commedia togata in tre atti (eBook)

Intrighi politici e satira sociale nell'antica Roma
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2021 | 1. Auflage
148 Seiten
Good Press (Verlag)
978-4-06-607184-6 (ISBN)
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La legge Oppia: commedia togata in tre atti di Anton Giulio Barrili è un'opera che affonda le radici nella tradizione della commedia romana, mescolando abilmente elementi di satira politica e sociale. Barrili utilizza un linguaggio ricercato e un'ironia sottile per delineare i personaggi e dipingere la società dell'antica Roma. Il testo si distingue per la sua vivace narrazione e la sua capacità di cogliere le contraddizioni della politica e della società dell'epoca. La commedia si svolge durante il periodo della Repubblica Romana, offrendo uno sguardo avvincente sulle lotte di potere e le passioni umane dell'epoca. La legge Oppia è un'opera che mescola abilmente humour e critica sociale, offrendo al lettore un'affascinante riflessione sul mondo antico e contemporaneo.

(volgendosi a Volusia)

ne ho venticinque.

Marzia

Eh via!

Fulvia

Certamente. Son nata colla seconda guerra punica, sotto il consolato di Livio Salinatore.... quando incominciò tanta carestia d'uomini. Il che non era di buon augurio per me.

Claudia

Cara ed ingenua sempre!

Licinia

Ma, una così leggiadra adunanza?....

Marzia

Comizii femminili!

Fulvia

Come sarebbe a dire?

Marzia

Che qui si congiura.

Fulvia

(mostrando di vedere Fundanio)

Ah, per altro, fino a tanto egli c'è un tribuno della plebe, la repubblica non ne avrà detrimento.

Annia

(sotto voce a Marzia)

Ben detto, per una contadina!

Marzia

Or dunque, sediamo, con gravità romana. Vi dirò ora il perchè vi abbiamo qui convocate. Tu, Licinia, e tu, madre, siete i consoli. Fulvia, Annia, Luscina e Volusia, son le centurie.... un po' smilze....

Fundanio

(sotto voce a Marzia)

Di numero?

Marzia

Ci s'intende. Io, poi, sarò il tribuno, con tua licenza, o Fundanio.

Fundanio

Oh, di gran cuore; ma io?

Marzia

E tu sarai il littore.

Fundanio

Sta bene; dunque incomincio. Non vengo attorno, o centurie, a distribuirvi le tavolette pel voto, perchè questo già s'indovina.

Fulvia

Che ne sai tu, littore?

Fundanio

Possibile? Daresti tu il voto contrario alla dimanda.... d'un tribuno? Basta, lasciamola lì. Dirò invece che non distribuisco tavolette, perchè non ne ho. Sono côlto alla sprovveduta. Il voto lo darete ad alta voce, nè ci sarà confusione.

(imitando il far dei littori)

Ora, se vi pare, fate silenzio, o Quiriti. Tribuno, esponi la causa.

Marzia

(alzandosi)

Incomincio. Egli fu dopo la rotta di Canne, consoli Quinto Fabio Massimo e Tito Sempronio Gracco, che i padri nostri votarono la sciocca legge, proposta da Caio Oppio tribuno. Che dico sciocca? scellerata ed iniqua. «Niuna donna abbia ne' suoi ornamenti più che una mezz'oncia d'oro; nè usi vesti ricamate di varii colori; nè possa andare in cocchio per Roma, o per altre città, ovvero a mille passi in giro di quelle, se non per cagione di pubblici sacrifizii». E v'ebbero cittadini, che la diedero vinta a quel pazzo!....

Fundanio

Per non dirne altro!

Marzia

Le madri nostre si comportarono degnamente. La patria era in pericolo. Rinunziarono agli ornamenti loro, non pure al superfluo, ma al necessario eziandio; certe che gli uomini non sarieno stati da meno di loro e che, rifiorite le sorti della patria, la legge sarebbe stata cassata. Vent'anni sono trascorsi, e questa bellezza di legge è viva pur sempre. E perchè, perchè si conserva, ora che le sorti di Roma sono di tanto cangiate? Vônno ricondurci ai vieti costumi dei pastori del Lazio; pretendono che i nostri ornamenti, il lusso nostro (se lusso può dirsi un limbello di porpora, due libre d'oro lavorato sulla persona e un cavalluccio da tiro, due alle più grave, per fare le nostre visite) guasterebbero, farieno tralignare questi forti Romani! Ma, per Quirino e per Venere genitrice, chi è che li fa, questi forti Romani?

Volusia

Noi!

Fundanio

(sotto voce, da sè)

Finora no.

Annia

I nostri mariti trionfano in cocchio; noi andiamo umilmente a piedi.... e non c'è mica occasione di trionfi, per noi.

Fundanio

(sotto voce, ad Annia Luscina)

Eh via, s'ha da credere?

Annia

Eglino in tuniche palmate, in toghe ricamate, listate di porpora; noi in lana greggia, e d'un solo colore. Se capita un forastiero a Roma, torrà noi per uomini, e per matrone romane i nostri mariti.

Fundanio

Se capita un forastiero con questa sorta d'occhi, io, nella mia qualità di littore, lo accoppo!

Marzia

Conchiudo. Le cause che fecero proporre la legge, dato che ragionevoli cause ci fossero, non esistono più. E per dignità nostra, e per decoro del nostro sesso, e per ragione d'uguaglianza cogli uomini, si chiede la cassazione della legge. E la si concederà, se non si vuole la nostra vergogna. Ho detto.

(segni di approvazione di tutti, salvo da parte di Fulvia, che è rimasta sovra pensieri)

Fundanio

Ottimamente,... tribuno. Ma consenti ad un amico del vero di mettere in sodo, che, bene o male in arnese, siete poi belle del pari.

Marzia

Grazie,... littore, sebbene, a te non spettasse parlare; ma vedi? come la bruttezza può esser scemata, così la bellezza può essere accresciuta, da un po' d'ornamenti. Olà, Birria!

(a Birria)

Birria

Padrona!

Marzia

Vanne a Mirrina, tu, e dille che si faccia innanzi. Or ora vedrai.

(a Fundanio)

Birria

(da sè)

Ah, questa poi di fargliela vedere!.... Che volesse invescarlo di Mirrina?

Marzia

Non vai?

Birria

Vo, corro, volo.

(esce)

Fulvia

(a Marzia)

Che è ciò che prepari?

Marzia

Tu pure vedrai. La donna bella che può diventare bellissima; la natura rinfiancata dall'arte!

SCENA VI.


Mirrina elegantemente vestita e Detti; Birria segue, con alcuni capi di vestiario sulle braccia.

Annia

Ah, buoni Dei, la leggiadra matrona!

Licinia

In verità, l'ottava meraviglia! Ed è la tua ornatrice?

(a Claudia)

Claudia

Sì, ed ornata alla sua volta da quella bricconcella di Marzia, colle spoglie venute di Grecia.

(Tutti, tranne Fulvia che rimane in disparte, vanno a considerare minutamente Mirrina)

Marzia

Eccovi; fo come Iperide, l'oratore ateniese, allorquando, per guadagnare la causa della sua bella cliente, la messe in mostra nell'Areopago. Questa è l'acconciatura greca, coll'anadèma ed i capegli ricadenti a ricciolini sul fronte. A noi, con queste tunicacce, non andrebbe; ma, con una veste sontuosa, fa spicco. Non è egli vero? Eccovi; questa è la nostra stola, ma più aggraziata, colle maniche serrate al pugno da armille d'oro, stretta da due cinture all'imbusto e colla giunta dello strascico. Dite, non aggiunge maestà al portamento?

(Mirrina fa alcuni passi lungo la scena)

Vedete adesso!

(pigliando un pallio diploide dalle mani di Birria e aggiustandolo alla persona di Mirrina)

Questo è il pallio che addoppiato si rafferma alla spalla con un bel fermaglio d'oro. Togliete questo!

(come sopra, togliendo dalle mani di Birria e spiegando un ampio velo di fine tessuto di colore scarlatto, che aggiusterà sul capo di Mirrina)

Abbiamo il velo porporino, i cui lembi si raccolgono sulle braccia, e ravvolgono bellamente la persona. Guardate il grazioso meandro che corre a' piè della stola! E questi sandali traforati!

(Mirrina solleva il lembo della stola sul collo del piede)

Annia

Le armille alla noce del piede! Oh bella! Le metto subito anch'io.

Volusia

Ed io!

Fundanio

(a Marzia)

Così che, mi pare inutile di andare attorno pei voti. Hai il «come tu chiedi» all'unanimità.

Marzia

Ma.... egli pare.... cioè, non affatto.

(muovendo verso Fulvia)

Che ne sembra a te, mia divina, di questi ornamenti?

Fulvia

Bellissimi.

Marzia

Con che aria lo dici! Pare che a te non farebbe caso di vestir più sfoggiato? Invero, saresti la prima.... e l'unica, poichè il seme di tai donne finirebbe con te.... Ma già si capisce; sorella di Catone!...

Fulvia

Oh, egli non è per cotesto. Non farmi così austera per vezzo d'imitazione. Mio fratello pensa a suo modo, ed io.... se pensassi diverso, non mi terrei men buona sorella per ciò.

Marzia

Ma allora....

Fulvia

Cara mia, a dirti schiettamente ogni cosa, non sento.... come chiamarla?

Marzia

La vanità; di' pure la brutta parola.

Fulvia

Non volevo andare tant'oltre. Non sento.... Via, mettiamo il desiderio.... Non sento il desiderio di comparire. Questo è il mio modo di pensare. O si piace, o non si piace; e gli ornamenti che fanno?

Marzia

Orgogliosetta! Lo sai, che piaci così disadorna, lo sai?

Fulvia

Io?

Marzia

Non lo negare! Fosti veduta alla recita dell'Epidico.... e fu veduto e notato anche un altro.

Fulvia

(arrossendo)

Ah!

Marzia

Ma l'amico è dunque molto possente su te? Egli t'ha ammaliata a segno di farti dimenticare la tua.... Come chiamarla?

Fulvia

Dignità; di' pure la gran parola.

Marzia

Arguta! mi rendi la pariglia? Orbene, sì, io la dirò, senza cercarne un'altra; la tua...

Erscheint lt. Verlag 25.4.2021
Sprache italienisch
Themenwelt Literatur Lyrik / Dramatik Dramatik / Theater
ISBN-10 4-06-607184-8 / 4066071848
ISBN-13 978-4-06-607184-6 / 9784066071846
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