Riflettere sulle immagini è forse un po’ meno facile: arrivare a ricostruire un percorso storico o una casistica per le due discipline (jazz e fotografia, appunto), attraverso la disamina dei maggiori esponenti, non solo è compito inedito, arduo e delicatissimo, ma un terreno su cui esiste stranamente una scarsa bibliografia a livello critico, anche se come abbiamo appena detto all’estero sono a decine i libri di foto, ma in essi gli interventi epistemologici pressoché inesistenti.La fotografia, come sappiamo, giova a molteplici cause: con il jazz essa ne ha sviluppate anche molte e di nuove, servendosi talvolta proprio dell’esclusivo rapporto tra immagine e musica suonata. Vogliamo in tal senso tentare di arrischiarci nell’impresa di far luce sul’argomento, provando anzittuto a chiarire le interconnessioni di questi mondi talvolta paralleli, ma spesso anche convergenti o simbiotici, pieni ambedue di infinite risorse creative.Per far tutto ciò abbiamo curato questa dispensa, ripartibile in quattro parti, ciascuna avente una propria autonomia specifica, anche se ogni tematica è concatenata con la successiva.Infatti nella prima parte DAL JAZZ ALLA FOTO ci siamo preoccupati di tracciare un breve profilo di tipo storico-critico sui rapporti tra la comunicazione fotografica e la musica afroamericana dalle loro origini (che più o meno coincidono con la nascita del jazz) fino ai nostri giorni. Il cammino storico, dopo un primo capitolo teorico (La foto e il jazz) è stato poi suddiviso in una duplice parte, considerando rispettivamente il periodo ormai classico (Foto e jazz 1900-1960) e quello per così dire contemporaneo (La foto-jazz italiana) con particolare riferimento alla situazione nostrana in collegamento soprattutto alle collaborazioni dei principali jazzfotografi con la rivista “Musica Jazz”, di riconosciuto prestigio anche in ambiti internazionali.Nella seconda parte, AUTORI ED OPERE, analizziamo più in dettaglio il lavoro dei jazzfotografi, sulla base dei libri monografici che hanno pubblicato, essendo il volume di immagini il referente testuale più esaustivo per un serio discorso sulla loro poetica. I primi due capitoli, Jazzfotografi italiani e Jazzfotografi stranieri, rendono conto di svariate realtà che si sono ramificate in diverse situazioni geoculturali. Un terzo capitolo, invece, La foto-jazz nei libri illustrati, si preoccupa di esaminare quei testi in cui la fotografia è al servizio della saggistica non però quale semplice ripiego decorativo, ma in una funzione che per così dire integra o irrobustisce il testo scritto medesimo.La terza parte ROBERTO MASOTTI è dedicata appunto al grande fotografo ravennate, oggigiorno forse il migliore sulla scena europea nell’ambito della musica afroamericana: si tratta di un vero e proprio artista, al quale forse l’etichetta di ‘fotografo di jazz’ va stretta, ma che a pieno titolo va ritenuto come un protagonista di questa avventura estetico-culturale, grazie a ciò che, parafrasandolo abbiamo chiamato Masotti, doppie esposizioni: da un lato, ovviamente, l’esposizione nel senso tecnico del linguaggio fotografico, dall’altro però l’esporsi in prima persona quale uomo e comunicatore, in un rapporto viscerale con i musicisti jazz e il loro modo di lavorare e creare.La quarta parte, BIBLIOGRAFIA RAGIONATA, infine recupera, ordinandoli tematicamente, tutti i testi che contribuiscono a collocare la foto-jazz in un’ampia prospettiva metodologica: Non solo jazz, come abbiamo chiamato il capitolo, ovvero una guida selettiva che va dagli studi di musicologia alle riflessioni sui mass media, facendo dunque del linguaggio jazzfotografico un autentico percorso interdisciplinare, nella speranza che tutto quanto possa far librare quel senso della creatività istantanea, citato poche righe prima.Dalla Prefazione dell'Autore
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